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giovedì 28 aprile 2011

GIORGIONE, TIZIANO, TINTORETTO, VERONESE

Nelle vite il Vasari dedica a Giorgione una decina di paginette. Di Giorgione poco sappiamo, era nato a Castelfranvo Veneto ma ancora ragazzo si era trasferito  a Venezia per fare l'apprendista nella bottega di Giovanni Bellini. A 18 anni possedeva già un'ottima tecnica che gli consentì di mettersi in proprio. Ben presto diventò ricco. Acquistò una bella casa in uno de quartieri più eleganti della città ne affrescò la facciata, ornò gli interni di suppellettili pregiate, vi tenne mensa inbandita e ne fece luogo di convegno di dame spensierate. La natura l'aveva fornito di una voce melodiosa e di un certo talento musicale. Cantava con grazia e suonava la viola. Erano i suoi passatenpi quando non dipingeva. Oltre al Bellini i suoi maestri furono Carpaccio che gli ispirò il senso dell'eleganza e della bellezza, da Leonardo apprese l'uso del chiaroscuro e il gusto degli sfondi evanescenti. La lettura di un poeta Jacopo Sannazzaro autore dell'Arcadia che celebrava la sana vita dei campi, lo volse a quel genere buccolico che dominerà la sua pittura tra questi La Tempesta. Aveva un debole per le donne nude, le sue figure femminili sono corpi stupendi, al sesso Giorgione come Raffaello non sapeva resistere. Quando la sua ultima amante si ammalò di peste seguitò a frequentarla ne fu contaggiato e a soli 34 anni pagò con la vita la sua devozione e la sua incontinenza. Tiziano Vecellio di appena un anno più
 giovane l'accompagnarono al cimitero. Tiziano nasce a Pieve di Cadore, di dove ragazzo era emigrato a Venezia nella bottega del Bellini aveva conosciuto Giorgione diventando amici. Nel 1511, anno della peste Tiziano fuggì a Padova. Nel 1513 tornò a Venezia e ottenne la carica di ritrattista ufficiale Dogi con uno stipendio di 300 corone l'anno. Campò fino a 99 anni lasciando numerosi dipinti come il Giorgione amò il nudo femminile. Dopo averlo visto Alfonso primo d'Este invitò l'autore a Ferrara. Ritrasse il Duca, l'ormai attempatella Lucrezia Borgia e un paccioso poeta di nome Ariosto che bazzicava quella corte gaudente e ospitale.

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