Visualizzazioni totali
lunedì 2 maggio 2011
PITTUTA AD OLIO NEL RINASCIMENTO: L'IMPRIMITURA
Gli antichi davano una notevole cura nella preparazione dei supporti. Vi sono diversi tipi di imprimiture che variano a seconda dei materiali usati e a seconda dei supporti. I legni usati per le tavole erano di pioppo o di quercia poi si passò all'uso di tele di canape o di lino. Le imprimiture su tela avevano bisogno di una maggiore elasticità ottenuta con colle di glutine e l'uso di olio nell'impasto. Per alcune veniva usata colla di farina di frumento colla aggiunta di gesso o creta (carbonato di calce). Un'imprimitura adatta per le tavole era costituita da colla di formaggio (caseina) e gesso. Si passava ad una seconda imprimitura di grafite e di nero di vite sciolta in una leggera quantità di olio questo permetteva una buuona brillantezza. Per la tela si scelsero colle meno rigide della caseina. A questa imprimitura chiara seguirono sempre più preparazioni colorate che si sovrapponevano alla prima imprimitura di gesso e colla e contenevano anche dell'olio di lino o di noce con l'aggiunta di pigmento colorato. Questo viene citato dal Vasari: "Quando vogliono cominciare, ciò è ingessato che hanno le tavole o quadri, gli radono e datovi di dolcissima colla quattro o cinque mani con una spugna, vanno poi macinando i colori con olio di noce o di semi di lino ( benchè il noce è meglio, perchè ingialla meno) e così macinati con questi olii, che è la tempera loro, non bisogna altro, quanto a essi, che distendergli col pennello. Ma conviene far prima una mestica di colori seccativi, come bh, giallolino terra da campane mescolati tutti in un corpo ed un color solo, che quando la colla è secca impiastrarla su per la tavola.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento