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lunedì 23 maggio 2011

I MILLE PANE, CACIO....E VINO II Parte

Dunque pasta condita, formaggio e vino quel vino che anche Carlo Invernizi ricorda nel suo diario:  "sbarcati in fretta e furia ebbi l'ordine con sei uomini di occupare le carceri. M'istallai subito nelle carceri e fatta la rivista dei carcerati aspettavamo altri ordini secondo la consegna di Nullo quando uno dei miei compagni salta su a dire:" sapete che a Marsala c'è del buon vino, se ne prendessimo un quartino?" Accolta la proposta all'unanimità, si fece venire dalla vicina bettola un quartuccio di quello buono e avendolo gustato sentendo che il costo era di appena un carlino si fece diverse volte il repeatatur cagionando una mezza parrucca". Quel vino fu apprezzato e bevuto abbondantemente, lasciata Marsala, la prima sosta venne fatta all'ex feudo Buttagana, proprietà di un signor Antonio Alagna da Marsala. Qui i mille si riposarono e si rifocillarono" Che gioia un poco d'ombra e che sapore il po' di pane che ci han dato" E il Generale seduto ai piè di un olivo mangia anche lui pane e cacio, affettandone col suo coltello e discorrendo alla buona con quelli che ha intorno:" Io lo guardo e ho il senso della grandezza antica" come annota Abba. Il castaldo fece spillare da una botte il vino riempendo le tinozze, i Mille passando ad uno ad uno vi attingevano con una scodella e si dissetavano. Il Bandi eleva un inno a quel vino:" Bevemmo roba degna della mensa dei cardinali e di Lucullo. Lasciato quel luogo idilliaco, la scena cambia rapidamente, Garibaldi è obbligato a lasciare la strada rotabile per una mulattira che passando attraverso i feudi arriva a Salemi. Qui i lamenti dei garibaldini" Il sole che piove piombo liquefatto", contro l'acqua che è rara e del resto è proibito bere, contro la strada sassosa, tortuosa, ingombra di sterpi e di erbe, con frequenti salite che affaticano.

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