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domenica 3 aprile 2011

ORAZIO

I boschi, che allora erano vasti e folti, rendevano il paesaggio più raccolto. la via Appia passava a una certa distanza, le citta come Brindisi e Taranto erano così lontane che poche voci e poco strepito ne giungevano fin lassù. Più tardi il padre lo conduce a Roma a studiare, il padre avrebbe voluto essere lui il maestro del suo piccolo e insegnargli quelle arti liberali che cavalieri e senatori insegnavano ai loro ragazzi. Il padre non poteva quindi abbandonò il suo podere e cercò un lavoro più lucroso nella grande città dove non voleva che il figlio si trovasse sperduto per colpa della sua povertà. Da prima fu venditore di pesce salato poi fu collettore nelle aste pubbliche, spendeva senza parsimonia per non far sfigurare il suo figliolo.  " Chi mi avesse visto allora, ben vestito e con un codazzo di schiavi avrebbe creduto che io avessi a disposizione un
gran patrimonio". Frequentava le lezioni di Orbilio, uomo di varia esperienza già vecchio, venuto ad insegnare a Roma durante il consolato di Cicerone.  Era un maestro pedante, imponeva grandi sforzi di memoria, preferiva i vecchi autori. A vent'anni Orazio va ad Atene e il padre lo abbandona a sè stesso e di lì a poco scompare dalla scena.Vita tranquilla, belle conversazioni, liete brigate, dolci banchetti  Orazio amava questa vita anche l'ozio. Non aveva convinzioni politiche, presa la toga virile il mondo era già in pace. Tornò ben presto a Roma, il padre era morto e la casa e il podere di Venosa confiscati e dati ai veterani. La vita spensierata era finita, era la miseria nera.

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