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domenica 27 marzo 2011

....GIA' ROMA IMPERIALE ERA UNA FRACASSONA

Il grande poeta satirico romano Giovenale descrive così l'Urbe.
L'Urbe a quei tempi contava oltre un milione di abitanti in gran parte dediti alle loro frenetiche attività. Solo i ricchi potevano sfuggire alla cagnara anche se le loro fastose residenze sorgevano nel bel mezzo dei quartieri brulicanti di popolino, non essendovi in Roma zone residenziali. ma chi aveva denaro si proteggeva circondondosi da grandi giardini e sistemavano le stanze da riposo lontano dalle mura esterne del palazzo.
Quasi tutta la vita quotidiana si svolgeva per le strade, c'è chi cuoceva salcicce e cibi di ogni genere e ne magnificava urlando i pregi, c'erano i maestri che impartivano lezioni agli scolari, i barbieri che radevano i clienti, nonchè gli ambulanti, i cambiavalute e tutti gli altri artigiani che svolgevano il loro lavoro tra le panche delle tabernae mescolando le loro grida ai mendicanti e alle risse di giocatori. Terminata col tramonto questa confusione, cominciava il tormento, sparita la gente cominciava il traffico dei carri e dei convogli di animali da soma carichi di merce per il vettovagliamento della città. Questo fu un ordine impartito da Cesare, solo di notte i carri dovevano passare, di giorno le strade erano affollatissime. " Qual mai casa d'affitto consente il
sonno? Sol chi molto è ricco può nell'Urbe dormire. Ecco la fonte di tutto il male: il viavai dei carri per le voltate delle anguste vie e lo schiamazzo delle mandre ferme anche ad un Druso toglierebbe il sonno anche
alle foche" GIOVENALE

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